Mimmo Spadoni
27 settembre 1937 - 28 novembre 2008

Una stella di nome Mimmo

Andavo sempre sola allo stadio. Mi guardavo intorno, tutti amici, tutti che s’abbracciavano al gol e io no. Poi un giorno sor Oreste mi disse: “Vie su co’ noi”. Andai e mi ritrovai con il club “Roma Capoccia”. Presidente Mimmo Spadoni, presidente onorario Antonello Venditti.
Al presidente Mimmo chiesi subito come fare per iscrivermi al club, volevo partecipare a tutte le iniziative, sognavo di fare che so’, la segretaria ma lui, di poche parole, rispose: “Non abbiamo sede, la nostra sede è lo stadio Olimpico, è questo muretto”.
Da quel momento credo nacque una stima reciproca.
Di poche parole e in fondo, timido. Sembra strano ma è così, sì quel caciarone di Mimmo che quando lo salutavi, doppio bacio e come stai di rito, rispondeva con un “tuttapposto”. Quanto mi manchi Mimmo, mi mancano anche le tue bestemmie dette allo stadio per imprecare quando c’era un torto contro la Roma e mi manca il tuo alzarti in piedi con un braccio lanciato verso l’alto quando si sentiva dalle radioline che stava per arrivare il risultato della Lazio (negativo naturalmente) e tu schizzavi dal tuo posto pronto ad esultare.
Prima dei Mondiali del ’90, quando non c’era la copertura, ne abbiamo presa di acqua. La Tribuna Tevere non era numerata e ci ritrovavamo ai cancelli pronti ad entrare e conquistare il nostro muretto per mettere lo striscione.
Un rituale preciso che seguivamo in molti: tre ore prima e via a festeggiare compleanni con tanto di torte e pasticcini o addirittura con la pasta e tovaglioli e bicchieri rigorosamente gialli e rossi.
E i tanti ritiri insieme e tu che, amante della buona tavola, quando si pranzava o cenava era una festa.
Irresistibile.
Mi, ci manchi Mimmo e mi piace pensare che come hanno fatto purtroppo in tanti, ti sei allontanato spontaneamente dallo stadio perché questo non è il calcio che amiamo, non è il nostro spirito tra il giocoso e l’inc….to che ti contraddistingueva.
Ai tuoi funerali, fuori dalla chiesa mentre dallo stereo di un’auto si sentivano le note di Roma, Roma, Roma, Antonio mi disse “prendi tu lo striscione…”. Adesso li ho io ed è un onore e non sai che gioia srotolarlo ed esporlo. E non sai che gioia quando ti arriva l’sms dalla Curva “che bello vedere lo striscione Roma Capoccia al suo posto”.
Ma lo sai che adesso allo stadio ti fanno aprire lo striscione due volte? La prima ad un chilometro di distanza dall’ingresso. Sai, la sicurezza; salvo poi vedere entrare mortaretti e pinze. Quando gli agenti leggono Roma Capoccia mi sento orgogliosa, non sai quanto. Ma lo sai che abbiamo la tessera del tifoso? Non basta la tessera da abbonata o il biglietto con il nome. Sai, sempre la sicurezza e poi non c’è l’educazione né allo stadio né a casa, né per strada. Educare a vedere una partita, educare a stare insieme ovunque, questo dovrebbe essere.
E mi dico “A Emanuè ma lascia perde, è tutto cambiato…”. Si gioca a tutte le ore e chi lavora come me, spesso deve rinunciare ad andare allo stadio nonostante l’abbonamento.
Lo sai che c’è Mimmo, è che è difficile. Mi piace guardare la Curva, mi piace l’odore del prato, mi piace vedere quelle maglie, le nostre maglie, la nostra Roma che si distende, attacca, segna e vince. Mi piace cantare i cori. Il primo storico, il secondo, beh vuol dire che abbiamo vinto e che è “tuttapposto”.
Quando ho saputo che stavi male mi è crollato tutto addosso. Già da qualche tempo vedevo che c’era qualcosa che non andava ma non so se per fortuna o purtroppo, quando un amico sta male non pensi mai al peggio, anche se hai paura.
E invece il peggio è arrivato. Te ne sei andato un sabato all’alba e giusto una settimana prima avevo sentito l’impulso di venirti a trovare. Troppo facile adesso dire “me lo sentivo, dovevo salutarti”. Siamo stati un po’ insieme e che imbarazzo… Attorno a te un meraviglioso gruppo di amici, che ridanno un senso a questa parola. Una gara di solidarietà per assisterti, te persona sola. Questo vuol dire che hai seminato bene Mimmo e che quel seme adesso è pianta forte, nel tuo ricordo.

Emanuela

Grazie a Emanuela e Massimo per le foto

 

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